Prima dell’avvento dei social network, la fotografia era un’arma: gli scatti raccontavano di gruppi di persone che lottavano per sopravvivere, di storie di piccole comunità lontane dal mondo o di storie di personaggi alla deriva. Ognuno dei fotografi aveva la volontà di incidere sulla realtà affermando, attraverso un racconto di immagini, la propria opinione. La fotografia era, dunque, uno strumento di testimonianza e, come tale, aveva bisogno di essere cruda e vera: così come alcuni la ritenevano fondamentale per cogliere i tratti più autentici della propria epoca, altri ci fecero una vera e propria battaglia, come ad esempio Gordon Parks, che per la prima volta documentò la segregazione razziale negli Stati Uniti d’America.

Gordon Parks: At Segregated Drinking Fountain, Mobile, Alabama, 1956

Tuttavia, nella realtà attuale, in cui gran parte della comunicazione avviene attraverso Internet, ci si chiede se le immagini mantengano la loro peculiarità di ritrarre il vero oppure vengano usate per celarlo.

Bisogna fare un passo indietro.

Bisogna ricordare che dal momento che la fotografia è una forma d’arte, non dovrebbe preoccuparci la sua veridicità… ogni immagine è un racconto, un’interpretazione: nel momento in cui il fotografo inquadra una scena sta decidendo che storia vuole raccontare. Inoltre, l’interpretazione degli elementi reali della foto deve dipendere dal genere fotografico in questione. Non si può pretendere che una foto editoriale sia veritiera quanto una foto documentaria.

Non è una cosa risaputa, ma gli elementi modificati in post produzione ci sono sempre stati, fin dalla nascita di questa nuova arte, anche se applicati in modo diverso di genere in genere fotografico. È comunque ovvio che un’eccessiva post produzione può rendere un visione della realtà molto ingannevole; ma, ripeto, essendo la fotografia un’arte, a mio parere, tutto deve essere permesso.

Portfolio by Shae Detar:  LIGHT FROM WITHIN

La manipolazione delle immagini è sempre esistita. Il digitale presenta, però, una trasparenza maggiore per quanto riguarda il processo della post produzione: quello che è cambiato oggi, quindi, non è l’essenza della fotografia quanto il significato attribuito ad essa da parte del pubblico.