Un caloroso saluto a te popolo della terra! Io mi chiamo Virginia e prima di presentarmi del tutto voglio solo introdurti a ciò che seguirà in questi brevi articoli. Ho sempre sognato di produrre qualcosa, ma un po’ perché non ho mai abbastanza tempo (e chi lo ha, direte voi), un po’ perché scrivere significa esporsi a critiche (e io solo nella fase più recente della mia vita sto imparando ad accettarle) e quindi, anche per paura, non ho mai seguito questo mio sogno. Ogni mese proverò a raccontare i momenti buffi, difficili e particolari che hanno caratterizzato i miei 30 giorni, insieme ad aneddoti scolastici imperdibili (un po’ come il Black Friday su Amazon!) oppure semplicemente l’evento che per me è stato più significativo. Ora mi presento davvero: frequento il liceo scientifico, coltivo tante passioni quali la lettura, la musica, l’allenamento fisico e lo studio giornaliero di qualcosa di nuovo. Non voglio annoiarvi con il genere di libri o di musica preferito, magari un giorno, se vi interessa ne parleremo, ma ora trattiamo un argomento di cui si è discusso particolarmente nell’ultimo periodo (qualcosa vi dovrò pur raccontare, no?) : il 27 gennaio è stata celebrata la “Giornata della Memoria”, istituita in ricordo della simbolica apertura delle porte di Auschwitz da parte dei russi. Ogni anno è nostro dovere non dimenticare i terribili avvenimenti che hanno caratterizzato questo periodo della storia e per farlo è necessario impegnarsi per contrastare ogni forma di razzismo e antisemitismo, ancora oggi troppo frequenti. In terza media ho avuto la possibilità di leggere alcuni passi di “Se questo è un uomo” e, detto fra noi, non l’ho apprezzato davvero, forse per superficialità o, forse, semplicemente perché non ero ancora consapevole di ciò che era accaduto ottant’anni prima. Ora, un po’ più cresciuta, credo di poterne capire fino in fondo il senso, l’atrocità e i terribili momenti che Primo Levi, insieme a tutti gli altri deportati, hanno dovuto subire.

La mia scuola, com’è giusto che sia, ha organizzato una lettura di alcuni testi con relativo commento e, forse per la prima volta, ho ascoltato quelle parole di sofferenza con più interesse, forse perché, a causa di tutta questa situazione che stiamo vivendo, ho potuto capire cosa volesse dire essere privati della libertà e rischiare la vita ogni giorno. Indubbiamente ciò che hanno dovuto patire loro non è paragonabile, ma credo che in questo modo abbiamo potuto finalmente capire di cosa abbiamo bisogno sempre e di ciò di cui potremmo anche fare a meno, che siano gli amici, i fidanzati, i nonni, le feste, ecc. Dal mio punto di vista, il non poter vedere i miei parenti, in quanto abitano tutti lontano, è stato davvero un boccone amaro da digerire, ma per fortuna, grazie alla tecnologia, abbiamo potuto trascorrere insieme momenti allegri, anche se obbligati a vederci tramite uno schermo, dimenticando per un momento la tempesta che si abbatteva su di noi.

Infine voglio dirvi che tendenzialmente provo ad apprendere informazioni inerenti a qualsiasi argomento, giusto per ampliare, anche se in maniera non approfondita, la mia cultura generale: vi assicuro che, se farete così, a fine giornata vi sentirete orgogliosi di quella piccolezza che però avete reso vostra.

Spero di non avervi annoiato troppo e, se siete arrivati fin qui, vi ringrazio tantissimo per l’attenzione che mi avete dedicato.

Al mese prossimo!